Quando si pensa all’Egitto, l’immagine che affiora è spesso quella di un sole impietoso che accende le dune e le pietre dei templi. E in parte è vero: il sole qui non manca mai. Ma ridurre questo Paese a un’unica temperatura è come pensare che il Nilo sia solo un fiume: c’è molto di più sotto la superficie.
Un cielo sempre aperto, ma mai uguale
È l’alba a Luxor. Ahmed, il capitano della piccola nave, sorseggia il suo caffè in silenzio. “Oggi farà caldo,” dice, senza guardare il termometro, “ma il vento è buono.” Lo sa dal modo in cui frusciano le foglie delle palme. In Egitto, il clima si legge nei gesti, nei ritmi, negli occhi di chi vive qui da generazioni.
Il Paese è attraversato da un clima desertico subtropicale, il che significa: tanto sole, pochissima pioggia, e cieli così limpidi da sembrare dipinti. Più di 3.500 ore di luce solare all’anno: un’abbondanza che incanta e, a volte, mette alla prova.
Estate tra le rocce e l’acqua
Nei mesi estivi, soprattutto tra giugno e settembre, il calore può essere quasi mistico. A Kom Ombo, un giorno di luglio, un turista tedesco appoggia la mano su una pietra del tempio e la ritrae subito: “Sembra un forno!” dice ridendo. In effetti, il sud può superare i 45°C. Ma anche nel caldo, l’Egitto trova i suoi equilibri: l’aria è secca, il corpo si abitua, e le sere sul Nilo, con la brezza che risale il fiume, sembrano premiarti per aver resistito al giorno.
Lungo la costa del Mediterraneo, invece, l’estate ha un altro volto. Ad Alessandria, i bambini giocano in spiaggia mentre le madri raccolgono conchiglie tra le onde. Il mare mitiga la calura, le giornate sono più dolci, quasi familiari. Qui, il caldo non punge: abbraccia.
L’inverno: una stagione da scoprire
Tra novembre e marzo l’Egitto si trasforma. I colori si fanno più tenui, l’aria più leggera. È il momento preferito dai viaggiatori che vogliono esplorare senza fretta. A Il Cairo, si passeggia tra i caffè del centro con una giacca leggera, mentre i venditori arrotolano sciarpe colorate tra le mani. Le notti nel deserto sono fredde, è vero, ma i cieli diventano tappezzerie di stelle. In un piccolo campo vicino all’oasi di Bahariya, un gruppo di viaggiatori si scambiano storie intorno al fuoco, mentre il silenzio si stende come una coperta sopra le tende.
Climi diversi, emozioni diverse
Dal Mediterraneo alle oasi più remote, ogni zona dell’Egitto ha il suo respiro. A nord, piove ogni tanto — abbastanza da sorprendere. Al sud, il deserto detta legge: niente precipitazioni, solo luce, sabbia, e orizzonti aperti. Nelle oasi come Siwa, il giorno brucia ma la notte punge, e l’escursione termica ti ricorda che il deserto è vivo, e non perdona chi lo sottovaluta.
E poi c’è il khamsin, quel vento impetuoso che arriva in primavera come un colpo di tamburo. Un giorno ti svegli, e l’aria è cambiata. Calda, pungente, carica di sabbia. Un tassista a Il Cairo una volta disse: “È come se il deserto respirasse tutto insieme.” Può durare ore o giorni, ma lascia sempre un segno. Non pericoloso, ma indimenticabile.
Un clima che racconta storie
Con il suo sole generoso, i suoi venti antichi e i suoi contrasti sorprendenti, il clima dell’Egitto è molto più che una nota pratica da considerare. È parte integrante del viaggio, una voce narrante che accompagna ogni passo: che tu stia camminando in un suk, navigando sul Nilo o contemplando il tramonto tra le dune.
Scegliere il momento giusto per partire è importante — ma la verità è che l’Egitto, in ogni stagione, sa raccontarti qualcosa di unico. Basta saperlo ascoltare.